venerdì 3 marzo 2023

L'eterno ritorno


 Un'immagine molto poco realistica dell'aspetto della nuova scuola.

Dopo qualche mese di latitanza, è forse il caso di riprendere la scrittura di questo blog, con l'imbarazzo che la mia incostanza ogni volta è in grado di crearmi.

Dopo il post di luglio, attraverso una lunga serie di peripezie, la mia vita di insegnante ha subìto una nuova rivoluzione. Ho cambiato scuola e sono tornato al liceo. Beauxbatons è un prestigioso istituto paritario, che offre ai suoi giovani discenti due indirizzi: classico e scientifico.

Lasciare la precedente scuola è stato per me fonte di grande sofferenza, ma avevo l'impressione di dover tentare il cambiamento.

Credo che, in parte, la scelta si sia rivelata corretta. Gli ultimi mesi nella vecchia scuola avevano mostrato un'aria viziata e da avanzamenti di carriera di colleghi che nella vita avrebbero dovuto fare miliardi di lavori, escluso quello dell'insegnante. Sapere di dover sottostare alle regole della vicepreside "Miss. Virgolatrasoggettoepredicato", una donna arrivista, incompetente e melliflua come poche, non riusciva proprio a starmi bene. 

A settembre, dunque, ho ripreso la mia attività di insegnante al liceo, si diceva. Tornare ai ritmi di lavoro del liceo non si è rivelato particolarmente difficile a dire il vero, forse perché le mie classi sono tutte al biennio, un momento che, per mille motivi, è molto simile alle medie. Noto in me un esponenziale aumento del livello di severità, forse perché i nostri ricchi rampolli conoscono in modo imperfetto le regole dello stare assieme.

In modo del tutto inaspettato, sento una tremenda nostalgia per l'insegnamento della storia e della geografia alle medie. 

Ripartirò da qui, con i miei racconti. Consapevole che la mia auto-percezione come insegnante è abbastanza in via di definizione.

venerdì 1 luglio 2022

Un nuovo inizio

Le presentazioni sono sempre i momenti che più mi imbarazzano. Anche quando devo conoscere una nuova classe, mi immagino la scena molte volte, nelle ore precedenti. Dopo mille paranoie, le parole escono fuori da sole, normalmente.
    Come si può intendere dal nome del blog, nella vita faccio l'insegnante. Per un po' di anni ho insegnato italiano, latino e greco al liceo classico, quindi ho deciso di spostarmi alle medie. Una scelta strana, secondo i più. Ho iniziato ad interessarmi a quella fascia d'età durante il lockdown, a dire il vero. Il periodo di isolamento forzato mi ha fatto porre molte domande. Alcune erano su di me, altre sul senso che davo al mio lavoro. Insomma, qualcosa in me sentiva il bisogno di cambiare, di credere di fare qualcosa che, oltre a piacermi, potesse essere utile.
    Da studente, quelli delle Medie sono stati tra gli anni più stressanti e brutti della mia vita. Avevo insegnanti mediocri (nonostante due virtuose eccezioni), non ero molto integrato con la mia classe e, soprattutto, ero abbastanza demotivato. Gli anni del liceo sono stati davvero formativi. Pur avendo sempre avuto il desiderio di insegnare, lì ho capito che non avrei potuto fare nient'altro. 
    A settembre del 2021, quindi, ho messo piede per la prima volta dopo tanti anni in una classe delle Medie, ora nota meglio come scuola secondaria di primo grado. Ho tenuto le mie prime ore di lezione nella mia Prima, che dava la sensazione di uscire da una scatola di confetti. I bimbi mi sono sembrati, soprattutto, molto piccoli. Alla quarta ora, ho conosciuto la Terza. Nonostante le terribili narrazioni con cui mi era stata presentata, la Terza mi è piaciuta sin da subito. I ragazzi erano vivaci, ma siamo entrati facilmente in sintonia. Il fatto che non sopportassero la precedente insegnante di italiano sicuramente ha contribuito a rendermeli più simpatici.
    I colleghi mi avevano parlato di lei come di una regina dell'insegnamento. Amata dagli studenti e dai genitori, sembrava che il suo trasferimento fosse la peggior calamità capitata all'istituto dai tempi della sua fondazione. La Preside, poi, aveva molto insistito affinché io la conoscessi. Mi sembrò molto fumo e niente arrosto, a dire il vero. Parlava di didattica come una hippie, masticava rumorosamente una gomma alla menta e, soprattutto, non mi sembrava particolarmente consapevole delle finezze della lingua. 
    Il tempo, fortunatamente, mi ha permesso di superare questa eredità. I ragazzi hanno saputo regalarmi i momenti migliori (e alcuni dei momenti peggiori, in alcune giornate). Alla fine dell'anno ho deciso di restare alle medie. In alcuni casi, molto del mio idealismo è stato spazzato via da un colpo di scopa; in cambio, la concretezza del rapporto con loro mi ha fatto crescere.
    Altre cose che potrei raccontare di me sono la passione per la musica, la letteratura e, in generale, per la storia del pensiero e dell'arte. Tutto questo arriverà con il tempo, mi auguro. 
    Per oggi, questa è la mia presentazione.

L'eterno ritorno

  Un'immagine molto poco realistica dell'aspetto della nuova scuola. Dopo qualche mese di latitanza, è forse il caso di riprendere l...